PARCO NAZIONALE DEL CILENTO
Una vasta regione in cui in cui zone interne con natura incontaminata, borghi medievali e montagne che salgono fino a quasi 2000m fanno da retroterra ad una splendida linea di costa ricca di località balneari. Il Cilento è anche la culla della Dieta Mediterranea, riconosciuta anch’essa bene immateriale dell’Umanità nel 2011. Appartiene infatti all’insieme di quattro territori (Soria in Spagna, Koroni in Grecia, Cilento in Italia e Chefchaouen in Marocco) scelti dall’UNESCO come rappresentanti precisamente del gruppo di conoscenze, pratiche, tradizioni e coltivazioni sulle quali la dieta Mediterranea si fonda.
Il Parco nazionale del Cilento, è parte di un sito censito nella lista del Patrimonio Mondiale UNESCO, il cui nome completo è “Parco nazionale del Cilento e del Vallo di Diano, con i siti archeologici di Paestum e Velia e la Certosa di Padula” .
Il Parco nazionale del Cilento offre molteplici attrazioni, incluse zone archeologiche risalenti alla colonizzazione Greca, località balneari dal mare incontaminato, paesaggi rurali con vigneti ed uliveti, grotte, boschi, sentieri per escursioni montane, antichi villaggi e capolavori dell’architettura medievale, rinascimentale e barocca.
Il Cilento da decenni ha ispirato poeti e cantori . Molti dei miti greci e romani che sono alla base della nostra cultura occidentale, sono stati ambientati sulle sue coste. Il mito più famoso è quello dell’isola delle sirene, nell’Odissea. Quelle creature malefiche che, secondo Omero, irradiavano un canto che faceva impazzire i marinai di passaggio, portandoli a schiantarsi con le imbarcazioni sugli scogli. L’isoletta che ispirò il Cantore dell’antichità probabilmente è quella di fronte a Punta Licosa, a sud nei pressi di Castellabate. Di fronte al suo mare Ulisse si fece legare all’albero di maestra per ascoltare quell’ingannevole canto. Un altro mito importante è quello di Palinuro, il nocchiero di Enea. Durante il viaggio verso le coste del Lazio cadde in mare insieme al timone. Si aggrappò al relitto e per tre giorni ingaggiò un’estenuante lotta contro le onde infuriate. Ma quando stava finalmente per mettersi in salvo sulla riva, fu barbaramente ucciso dagli abitanti di quei luoghi: da allora quel promontorio prese il nome di Capo Palinuro. Altro mito è quello di Giasone e gli Argonauti che, una volta fuggiti dalla Colchide, per ingraziarsi la dea Era si fermarono presso il suo santuario alla foce del fiume Sele (l’attuale Santuario di Hera Argiva).